Antropologia / Filosofia / Politica
Информация о канале обновлена 21.08.2025.
Antropologia / Filosofia / Politica
Ringrazio Francesco Capo per la bella lettura.
https://www.youtube.com/watch?v=36D-uOqKvUU
Segnalo per gli interessati.
Quanto prima usciremo da questa gabbia di specchi deformanti e illusioni psichedeliche, tanto prima all'Italia (e all'Europa) si riaprirà il cancello del futuro.
Due considerazioni di passaggio sul tema dei rapporti tra Italia e UE.
1) Spesso si tende ad opporre due immagini astratte, da un lato l'Europa vista come coincidente con l'UE, dall'altra l'immagine dell'Italia, fragile fuscello affidato ai marosi della politica internazionale e dell'economia dei Big Players.
Una volta che il discorso prende questa piega è facile chiedersi retoricamente: dove potrà mai andare l'Italia da sola, come se giocassimo la partita Italia-Resto del Mondo.
Questo visualizzazione è completamente fuorviante.
Non ha mai senso parlare di un'Italia "con o senza l'Europa".
Forme di trattati di cooperazione europea ci sono sempre stati, da quando l'Italia esiste come stato unitario.
Il problema non è rappresentato dai trattati europei o internazionali in generale, ma dalle specifiche caratteristiche del trattato di Maastricht (e poi di Lisbona), con l'istituzione di un modello di relazioni assai specifico, votato a politiche neoliberali, mercantiliste, rivolte a massimizzare l'export a scapito del mercato interno, inteso ad indebolire la capacità autoorganizzative delle istituzioni nazionali nel fornire servizi di interesse pubblico, punitivo nei confronti delle industrie di stato e premiale verso le operazioni di privatizzazione. In questo quadro l'istituzione della BCE e il lancio della moneta unica ha trasformato l'Europa in uno hub eminentemente finanziario, in cui la Germania e i suoi paesi satellite potevano giovarsi per l'export di una moneta comparativamente più debole di quanto sarebbe stato una moneta libera di fluttuare sulla scorta della bilancia commerciale tedesca.
Dopo il 1992 in Italia abbiamo assistito ad una colossale svendita di asset produttivi nazionali, oltre che ad una massiva privatizzazione di asset pubblici. E niente di tutto ciò è stato accidentale. Come attestano un'infinità di testimonianze, questo impianto era sollecitato dagli accordi dell'UE, il cui dominus era ed è la Germania.
L'alternativa all'UE per l'Italia non è diventare uno Stato Commerciale Chiuso alla Fichte, non è neanche diventare la Corea del Nord. Trattati di cooperazione simili a quelli che hanno istituito la CEE potrebbero risultare proficui sul piano economico, e ad essi si possono affiancare trattati di cooperazione tecnologica bi o trilaterale in molteplici settori.
L'idea di sovranità nazionale non ha niente a che fare con un aureo isolamento né con un aggressivo nazionalismo.
Questo è semplicemente l'apparato propagandistico di chi ha interessi in solido nell'attuale regime europeo.
2) L'idea che l'UE rappresenti o abbia mai rappresentato un tentativo di rafforzare la potenza politica europea come contraltare agli altri "Big Players" è una assoluta sciocchezza.
Il modello neoliberale, incardinato negli attuali trattati europei, mirano esplicitamente all'indebolimento di tutti gli ordinamenti statali che non siano meramente a servizio delle multinazionali.
L'UE ha lavorato per la perdita di sovranità degli stati che la compongono, e lo ha fatto NON al fine di sostituirla con una fiabesca supernazione sovrana (gli Stati Uniti d'Europa, su cui non c'è mai stato alcun tipo di accordo, né a livello politico né come premesse storiche o culturali). Questo specchietto per le allodole, questo "sol dell'avvenir" dei liberali che sarebbero gli Stati Uniti d'Europa non ha mai avuto alcuna chance di nascere e nessuno, che non sia uno sprovveduto, vi ha mai creduto per un minuto.
La funzione reale dell'UE è stata di indebolire le sovranità nazionali degli stati componenti per sostituirle con gruppi di pressione economici e lobby private. Incidentalmente questo processo era visto con grande favore dagli USA, che attraverso la propria dominanza sul piano finanziario, possedeva in questo modo leve straordinariamente efficaci per coltivare i propri interessi dall'interno della politica europea.
In altre parole l'UE è un meccanismo istituzionale che indebolisce sistematicamente la capacità di autodeterminazione degli stati nazione per sostituirla con istanze oligarchiche di matrice economica.
Quando insegnano ai giovani che gli anziani in pensione gli rubano il futuro, e agli anziani che i giovani sono degli inutili bamboccioni.
Quando aizzano una guerra perenne tra i sessi a colpi di DDL sul femminicidio, ciance sul soffitto di cristallo, colpevolizzazioni preventive ad alzo zero dei maschi in quanto maschi, ecc.
Quando concentrano il discorso pubblico sulle discriminazioni razziali, presunte e reali, quando trasformano l’antisionismo in antisemitismo, quando leggono costantemente conflitti sociali e problemi di ordine pubblico con lenti etniche e razziali (pensate alla “affirmative action” negli USA).
Quando, insomma, spacchettano la società secondo linee di opposizione prepolitica, fondate su caratteristiche naturali (non storiche, non culturali, non economiche) quello che stanno facendo NON è un fraintendimento, NON è un errore di lettura dei fatti.
Certo, vi sono molti che si bevono passivamente queste sciocchezze e le ripetono con parole proprie, spesso credendosi perciò illuminati e progressisti (una prece).
Ma qui non abbiamo a che fare con un qualche errore accidentale, ma con una precisa strategia ideologica, una strategia teorizzata e governata a monte.
Costruire il discorso pubblico secondo queste linee di faglia, alimentare le opposizioni interne alla società lungo queste linee oppositive significa esaurire la capacità di reazione interne ad una società bruciandole in direzioni dove si condannano a rimanere sterili.
Ciò che tutte queste discussioni hanno in comune è di lasciare rigorosamente da parte ogni riferimento ai rapporti di potere reale.
Ci si accapiglia allo stremo su opinabilissime istanze di “potere simbolico” mentre si rimuove sullo sfondo, come un fattore accidentale, stantio e, diciamocelo, noiosetto, le questioni di potere reale: potere contrattuale, ricatto economico, gerarchie di capitale, ma anche potenza industriale e militare.
Quelle linee oppositive: giovani contro anziani, donne contro uomini, bianchi contro neri, omosessuali contro eterosessuali, ecc. presentano il grande vantaggio da permettere a chiunque di dire la propria, di sentirsi parte in causa, di “prendere posizione”, senza bisogno di sapere nulla. Infatti in quanto essere umano, naturaliter apparterrà ad una delle categorie coinvolte e avrà titolo a dire la sua. Qui tutti possono partecipare a chiacchiere che si infiammano facilmente e che lasciano sempre, costantemente, tutto com’era.
Così, ad esempio, costa un po’ di fatica capire che aver attribuito alla BCE il compito privilegiato di garantire la stabilità della moneta, sottraendola a compiti di politica economica, è una sentenza di morte definitiva e irrevocabile su ogni idea di “Europa sociale” e sui “modelli di welfare”. È pure poco sexy discuterne. Vuoi mettere riempirsi la bocca sugli sbilanciamenti di potere simbolico tra generi, sulle “microaggressioni” che solo l’attento occhio dell’opinionista da tabloid può notare, sull’infinita fuffa con cui si imbottiscono le lezioni di “educazione civica” a scuola.
Nutrire questi orizzonti di discorso non è un errore senza vittime, non è una deviazione correggibile con un “ma anche”. Coltivare quegli orizzonti di discorso significa lavorare per esaurire le risorse di tempo, rabbia ed energia della popolazione in direzioni non strutturali.
È un’assicurazione sulla conservazione del potere di chi già lo detiene.
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