Il canale ufficiale della Polizia di Stato
#poliziadistato #essercisempre
Информация о канале обновлена 17.11.2025.
Il canale ufficiale della Polizia di Stato
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In una ricorrenza che unisce memoria, identità e futuro, è stato celebrato oggi il trentennale della Prefettura e della Questura di Lodi con una cerimonia presso la Sala dei Comuni del palazzo della Provincia, alla presenza del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, del presidente del Copasir Lorenzo Guerini e del capo della Polizia Vittorio Pisani.L’evento rappresenta per la comunità lodigiana un momento dal forte valore simbolico per il ruolo essenziale che Prefettura e Questura hanno svolto negli ultimi trent’anni nel garantire sicurezza, legalità e vicinanza ai cittadini.L’inizio della cerimonia è stato scandito dall’esecuzione dell’inno di Mameli, prima della proiezione di un video celebrativo del trentennale e di un breve dialogo teatrale in cui i due attori, interpretando i ruoli del dirigente della Squadra mobile della Questura e del capo di Gabinetto della prefettura, restituiscono l’impegno quotidiano delle due istituzioni.Nel suo intervento, il prefetto Pisani ha ringraziato chi, trent'anni fa, ha contributo a rendere possibile la trasformazione da commissariato di pubblica sicurezza a Questura, ricordando come la Polizia sia presente in provincia dai primi del '900 con un comando delle Guardie di Pubblica sicurezza. Infine, il Capo della Polizia ha rivolto parole di elogio ai sindaci della provincia presenti in platea invitandoli a far visitare la mostra alle scolaresche per condividere i valori della Polizia di Stato con gli adulti di domaniSul palco si sono poi alternati gli interventi delle altre autorità presenti, dal Prefetto, al Questore, dal presidente della Provincia, al Sindaco, fino al Presidente del Copasir, con, in chiusura, quello del Ministro dell’Interno.La celebrazione si è conclusa nel cortile del palazzo della Provincia con il taglio del nastro della mostra “La verità nelle tracce. Oltre 120 anni di Polizia scientifica”, un allestimento multimediale che racconta la storia e l’evoluzione degli specialisti della Polizia di Stato.Promossa dalla Polizia di Stato e organizzata dal Gabinetto di polizia scientifica Lombardia, l’esposizione sarà visitabile gratuitamente dal 14 al 26 novembre nel cortile San Domenico.Accompagnati dalla voce narrante del giornalista Gianluigi Nuzzi la mostra guida il visitatore in un percorso immersivo in cui poter ascoltare, leggere, comprendere e apprezzare le attività della Scientifica. Sette ambienti dedicati ciascuno a una disciplina: dalle origini del fotosegnalamento con le “gemelle Ellero”, all’identificazione dattiloscopica, dalle riprese in ordine pubblico alla scena del crimine, fino alle analisi genetiche, alla digital forensics e alle moderne tecniche di ricostruzione 3D.Particolarmente suggestiva la sezione dedicata alla ricostruzione del volto del pittore Lorenzo Lotto e quella relativa alla ricostruzione 3D della scena del crimine, con contributi forniti anche alle indagini della Commissione parlamentare sul caso Moro.Alla fine del percorso, il visitatore ha davvero la sensazione di aver condiviso lo sguardo e gli strumenti degli specialisti della Polizia scientifica. La mostra, infatti, invita a entrare nel loro mondo, a comprenderne i ragionamenti e ad avvicinarsi alla complessità delle discipline forensi.Attraverso tecniche, storie e testimonianze, la mostra si propone come un tributo alla cultura della legalità e al ruolo della Polizia Scientifica nella storia giudiziaria italiana. Alessio Evangelista
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Ordini via social, sim fittizie per eludere i controlli e consegne rapide con auto a noleggio: così due fratelli residenti a Roma avevano messo in piedi un efficiente servizio “delivery” della cocaina nel cuore della capitale ma sono stati arrestati dai poliziotti del commissariato Trevi Campo Marzio.Il business familiare è crollato quando uno di loro è stato sorpreso dagli agenti nel pieno di una delle consegne programmate per la serata.Bloccato subito dopo lo scambio droga-denaro, il giovane aveva addosso alcune dosi di cocaina, circa 700 euro in contanti e due cellulari, di cui uno dedicato alla gestione degli ordini.La successiva perquisizione domiciliare ha consentito di rintracciare il complice consanguineo e di sequestrare ulteriore droga, oltre a materiale per il confezionamento ed un bilancino di precisione ancora intriso di residui di “polvere bianca”.Le indagini hanno permesso di ricostruire un sistema di spaccio strutturato, gestito attraverso una sorta di “sala operativa” che riceveva ordinazioni di droga via social network o tramite piattaforme di messaggistica istantaneaDalla centrale venivano poi impartite istruzioni precise ai corrieri – veri e propri “riders” della cocaina – che effettuavano le consegne a bordo di mezzi propri o auto a noleggio, soprattutto nelle ore serali e notturne, nelle zone più frequentate della movida capitolina.Per eludere i controlli, i pusher utilizzavano schede sim intestate a nomi fittizi e, una volta terminato il “giro di consegne”, prima di rifornirsi di nuove dosi, affidavano a loro volta il danaro incassato a terzi, così da non rischiare di perdere il profitto in caso di arresto.I due fratelli, un ventisettenne e un trentenne di origine ecuadoregna, sono stati arrestati per detenzione di sostanze stupefacenti ai fini di spaccio.
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Entrava negli esercizi commerciali come un normale cliente e, al momento giusto, estraeva la pistola e si faceva consegnare i soldi in cassa. In questo modo, sempre a volto scoperto e al massimo indossando un cappellino, ha messo a segno a Milano cinque rapine tra il 29 settembre e il primo ottobre scorsi.L’uomo, un 48enne, è stato arrestato dopo che, il sei ottobre, mentre transitava in bicicletta in via Acerenza, i poliziotti della Squadra mobile milanese, in servizio di monitoraggio proprio per la prevenzione delle rapine di quel genere. Gli agenti lo hanno notato per la sua forte somiglianza alle descrizioni fornite dai testimoni di una rapina a mano armata messa a segno la sera del 29 settembre ai danni di un solarium di piazzale Lugano.I Falchi della Mobile lo hanno fermato per un controllo e lo hanno identificato per poi procedere alla perquisizione del suo appartamento, dove sono stati trovati i vestiti indossati durante la rapina del 29 settembre e delle altre, oltre a una pistola scacciacani.L’analisi dei colpi commessi in zona, delle immagini registrate dalle telecamere dei sistemi di videosorveglianza, le testimonianze delle vittime e i riconoscimenti fotografici, hanno permesso di raccogliere indizi di colpevolezza nei confronti dell’indagato in relazione alla rapina ai danni del solarium e di altre 4 rapine commesse tutte il 10 ottobre scorso.In base alle ricostruzioni degli investigatori, quel giorno l’uomo ha rapinato, di prima mattina, una caffetteria in via degli Imbriani, per poi dirigersi presso una farmacia di piazza Bausan, rapinata intorno alle 11.30.In serata ha poi tentato un altro colpo ai danni di un fast food in via degli Imbriani, non andato a buon fine perché la commessa alla vista della pistola si è data alla fuga facendo desistere il rapinatore e, poco dopo, ha invece depredato una gelateria in via Benedetto Varchi, per un bottino totale di circa duemila euro in tre giorni.
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Rapine a mano armata a Milano da poliziadistato
Il rapinatore seriale in azione a Milano e arrestato dai poliziotti della Squadra mobile.
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Ha ucciso il figlio di nove anni tagliandogli la gola e poi ha tentato di suicidarsi.La donna di 55 anni, originaria dell’Ucraina, è stata trovata in stato di shock, vicino al corpo privo di vita del bambino, all’interno del suo appartamento a Muggia, un comune in provincia di Trieste.I poliziotti delle Volanti della questura triestina sono riusciti ad entrare nell’abitazione grazie all’intervento dei Vigili del fuoco dopo la segnalazione arrivata dal padre del bambino che non riusciva a contattare né la madre né il figlio al momento della riconsegna del minorenne prevista verso le ore 21.La donna è stata subito trasferita in ospedale per le cure rese necessarie dai tagli sulle braccia e poi è stata condotta in carcere.Gli investigatori della Squadra mobile, in collaborazione con gli specialisti della Polizia scientifica, hanno ricostruito la dinamica dei fatti attribuendo la responsabilità dell’omicidio proprio alla madre del piccolo che, subito dopo, ha cercato di togliersi la vita.Dall’indagine è, inoltre, emerso che la famiglia era seguita dai servizi sociali del comune.
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