Информация о канале обновлена 05.10.2025.
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Domani alle 18.30 a Roma di fronte al Bar Tasso vicino all’ospedale Bambin Gesù, si terrà il consueto sit in in memoria di Lisa, Elisabetta Federico, diciassettenne morta tra atroci dolori dopo essere stata sottoposta con un trapianto di midollo incompatibile.
Ogni tre di ogni mese da quel fatidico 3 novembre 2020 in cui Lisa ha lasciato questo mondo che le ha regalato questa fine atroce, iniqua, assolutamente evitabile, i genitori ancora affranti ma irriducibili organizzano un sit in in sua memoria, perché quello che è avvenuto a lei almeno serva da monito per altri casi di adolescenti e bambini in cura presso le strutture pubbliche e private.
Chi si trova in zona vada a dare sostegno a questa iniziativa.
AGGIORNAMENTO SULL’ACCESSO AGLI ATTI presso il distretto sanitario Jonio Sud dell’ASP di Cosenza sui
vaccini anticovid.
C’è voluta una manifestazione da parte degli interessati danneggiati giovedì 18 settembre per ottenere la promessa di una risposta in settimana dal dirigente del distretto sanitario Jonio Sud dell’ASP di Cosenza.
Per una risposta ad un atto dovuto, ossia il conferimento di informazioni sui vaccini somministrati agli interessati a seguito di una regolare richiesta di accesso agli atti da parte degli interessati avvenuta oltre un mese fa, ancora devono pensarci…
Tutto lascia pensare che questa “risposta” avverrà previa consultazione di qualche azzeccagarbugli che aiuterà l’amministrazione ad aggiustare il tiro, dato che la loro operazione decisamente opaca non è passata inosservata e anzi è finita sulle testate locali.
I fatti:
È passato un anno da quando la procura di Castrovillari ha aperto un fascicolo a carico del Distretto Sanitario Jonio Sud per la sospetta somministrazione di dosi scadute di ModeRNA a causa delle difformità trovate da alcuni pazienti circa i numeri di lotto di vaccino registrati rispettivamente sul certificato vaccinale rilasciato ai pazienti e sul registro dell’ASP. Difatti il numero riportato sul certificato vaccinale rilasciato all’interessato corrispondeva ad un lotto scaduto, mentre quello riportato sui registri dell’ASP di Cosenza era in regola con le tempistiche di decongelamento previste dall’agenzia del farmaco. Tutto lascia pensare ad un’azione volta a coprire la somministrazione di un farmaco scaduto.
Lo stesso paziente che ha rinvenuto le irregolarità di cui sopra ha anche scoperto, in quanto danneggiato e quindi interessato a risalire alla causa dei propri problemi di salute, onde poterli risolvere, che colei che aveva sottoscritto il consenso informato era oltretutto un’infermiera e non un medico; dunque, il consenso era nullo per legge.
In conseguenza di ciò ho ritenuto di invitare tutti i vaccinati a sincerarsi circa il ruolo ricoperto da chi ha loro sottoposto il consenso informato.
I molti che hanno presentato istanza all’ASP, superata la barriera del diniego di acquisizione e di protocollo (roba penalmente rilevante, che fa capire in che paese viviamo), hanno ricevuto, a distanza dei 30 giorni che la legge concede alle pubbliche amministrazioni per l’accesso agli atti, un bel niente.
Il passaggio successivo sarà il ricorso al TAR dal costo non certo modico di almeno 800 euro (tra spese di ricorso e legali). E ci era stato annunciato difatti che l’ufficio legale dell’ASP aveva elaborato appositamente questa strategia di non conferire gli atti come deterrente. Anche stavolta chi ha pensato al male, ci ha azzeccato in pieno.
La magistratura dal canto suo prende tempo. Infatti sull’inchiesta sulla curiosa difformità nella registrazione dei lotti di vaccino il 17 giugno scorso il GIP si è riservato di decidere se archiviare o meno, con buona pace dei danneggiati, ingannati. Non si intende cosa vi sia effettivamente da decidere: abbiamo danneggiati gravi e una falsificazione di atti che lascia il legittimo sospetto che si tratti di un’azione volta a coprire una somministrazione a rischio.
COSA FARE??
È importante che in tutta Italia i vaccinati procedano a delle verifiche circa i numeri di lotto e circa il registro di carico e scarico (per scoprire se la somministrazione sia avvenuta in conformità con le tempistiche di decongelamento e conservazione previste dall’AIFA) del numero di lotto o dei lotti riportati sulle certificazioni vaccinali e registri ASP, e inoltre che verifichino che a sottoscrivere il consenso “informato” sia stato effettivamente un medico e non altro personale sanitario.
Si mandino richieste di accesso agli atti in tutta Italia in tal senso.
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Il pianeta è ormai schiacciato da un macigno finanziario: oltre 300.000 miliardi di dollari di debiti accumulati da governi, aziende e famiglie. Una cifra talmente mostruosa da sembrare irreale, ma che definisce la realtà dell’economia globale nel 2025. Questo debito si divide in tre grandi categorie: pubblico (dei governi), societario (delle imprese) e privato (famiglie e individui). Oggi siamo a 324 trilioni di dollari complessivi, con gli Stati Uniti in testa (36.000 miliardi solo di debito pubblico, pari al 120% del PIL), seguiti da Cina, Giappone ed Europa.
Il sistema è cresciuto così perché il debito è stato usato come strumento di sopravvivenza: finanziare guerre, affrontare crisi, mantenere promesse sociali, costruire infrastrutture, salvare banche e reggere i consumi. Dal dopoguerra fino a Bretton Woods l’oro poneva un limite naturale, ma dal 1971 - con la fine del gold standard - i governi hanno potuto stampare moneta e indebitarsi senza vincoli, rinnovando debiti vecchi con debiti nuovi. Ogni crisi - dal petrolio negli anni ’70, al 2008, fino alla pandemia - ha inciso un nuovo strato di debito, senza mai ridurlo nei periodi favorevoli.
Non sempre il debito è negativo: può stimolare crescita e innovazione. Ma quando gli interessi corrono più veloci della crescita, si entra in una spirale pericolosa. Oggi gli interessi sul debito USA da soli assorbono una fetta crescente del bilancio, destinata a superare il 5% del PIL nei prossimi decenni. Nel frattempo, famiglie e imprese - spinte da salari stagnanti, costi della vita in aumento e credito facile - vivono a debito cronico, con il rischio che tassi più alti e stagnazione trasformino il peso finanziario in default di massa.
A detenere questi debiti sono soprattutto investitori domestici - banche, fondi pensione, assicurazioni - ma anche soggetti esteri e nuovi attori come gli emittenti di stablecoin, che acquistano enormi quantità di titoli di Stato americani per garantire l’ancoraggio al dollaro. Nei mercati emergenti, invece, gran parte del debito è nelle mani di creditori stranieri come FMI, banche internazionali e fondi privati: il che li espone al ricatto dei tassi globali e ai flussi di capitale.
Il futuro non promette sollievo. L’invecchiamento della popolazione spingerà in alto spese sanitarie e pensionistiche, le infrastrutture richiedono investimenti colossali, e la nuova corsa agli armamenti industriali e tecnologici - semiconduttori, IA, energie rinnovabili - è già una voragine nei bilanci pubblici. Ogni crisi futura, sanitaria o geopolitica, verrà ancora una volta affrontata con più debito.
La vera domanda è se questo modello sia sostenibile. In teoria, il rapporto debito/PIL può stabilizzarsi se la crescita supera l’indebitamento. È accaduto dopo la Seconda Guerra Mondiale, ma oggi la crescita è lenta, i tassi sono alti e la fiducia nelle istituzioni vacilla. La repressione finanziaria - mantenere i tassi più bassi dell’inflazione per erodere il valore del debito - è la strategia nascosta dei governi. Ma è un gioco pericoloso: l’inflazione non controllata può distruggere la fiducia nelle banche centrali e nel sistema monetario stesso.
Il mondo quindi non cancellerà mai questo debito: continuerà a rinnovarlo, a spostarlo e a mascherarlo, nella speranza che nuove tecnologie o fasi di crescita aiutino a reggere il peso. Ma la realtà è che governi, imprese e famiglie corrono sempre più veloci solo per restare fermi. Se la fiducia si spezza, l’alternativa sarà un reset del sistema: un nuovo ordine finanziario nato dalle macerie dell’attuale montagna di debiti.
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